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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
buon natale!
 
Quante volte in questo tempo, questo semplice augurio, lo diremo a tante persone e altrettante volte lo riceveremo. Un saluto e un augurio che spesso lo diciamo distrattamente o per formalità dettata dal momento che si vive. Ma se ci pensiamo bene questo semplice augurio racchiude un significato profondo. Con il “Buon Natale” desideriamo che il giorno (25 dicembre) si passi bene in famiglia in serenità… e tutto questo è molto bello, ma questo semplice augurio può avere anche una forza e una carica spirituale. Nell’ augurare: “Buon Natale” vogliamo allargare gli orizzonti affinché non sia solo quel giorno buono ma sia l’augurio di vivere tutto l’anno buono, vissuto facendo cose buone, dicendo cose buone, amando il buono che è intorno a noi, amando la storia che siamo chiamati a vivere e costruire, amando con passione questo mondo con le sue gioie e contraddizioni. Così il “Buon Natale” non si ferma al 25 dicembre e alle feste di questo periodo, ma si estende nella concretezza della vita dove, come il Verbo, anche noi siamo chiamati all’incarnazione. Un’incarnazione non solo spirituale ma concreta, come è stata concreta l’incarnazione del Figlio di Dio : “Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo…” (Eb 10,5-7). “Ecco io vengo” è questo il buon natale che ci dobbiamo augurare che diventa invito a ripetere con Lui “Ecco io vengo” così ci uniamo alla sua offerta per fare della nostra vita un’oblazione a servizio del Regno. Questa offerta ci rende capaci di portare dentro, nel profondo della nostra esistenza tutte le realtà con cui veniamo a contatto e ci fa scoprire e semi del Verbo che sono stati sparsi in tutte le realtà terrene, a noi il compito di saperli riconoscere. La liturgia ci invita ad attendere…, un’attesa carica di speranza e che ci invita all’accoglienza fatta di gesti concreti ed il presepe ne è un esempio: Gesù ha accolto l’invito del Padre e ha detto “Ecco io vengo” e “il Verbo si fece carne”; Maria ha accolto l’annuncio dell’Angelo en ha detto “eccomi” e nel suo grembo prende forma il Verbo; Giuseppe ha accolto il mistero in cui si è trovato coinvolto ed è stato il custode facendo il papà e lo sposo; i pastori hanno accolto l’annuncio dell’angelo e si sono messi in cammino. Anche la nostra attesa sia operosa e concreta per poter accogliere e il Principe della pace e a nostra volta essere segno e testimonianza di questo amore. Questa poesia che ho trovato mi sembra molto significativa per vivere il nostro natale nella concretezza della vita. IL PRESEPE SIAMO NOI Il nostro corpo presepe vivente, nei luoghi dove siamo chiamati a vivere e lavorare. Le nostre gambe come quelle degli animali che hanno visitato la grotta "quella notte". Il nostro ventre come quello di Maria che ha accolto e fatto crescere Gesù. Le nostre braccia come quelle di Giuseppe che l'hanno cullato, sollevato, abbracciato e lavorato per lui. La nostra voce come quella degli angeli per lodare il Verbo che si è fatto carne. I nostri occhi come quelli stupiti di tutti coloro che la Notte Santa l'hanno visto nella mangiatoia. Le nostre orecchie come quelle dei pastori che hanno ascoltato attoniti il canto divino proveniente dal cielo. La nostra intelligenza come quella dei Magi che hanno seguito la stella fino alla Sua casa Il nostro cuore come la mangiatoia che ha accolto l'Eterno che si è fatto piccolo e povero come uno di noi. Auguro a tutti di vivere un Buon Natale e nella notte santa ringraziamo insieme il Dio Bambino per il dono della Compagnia Missionaria. In comunione
un aereo cm
 
Carissimi ogni volta che mi alzo in volo dall’aeroporto di Bologna cerco sempre, con lo sguardo, il colle della Guardia dove troneggia il santuario della Madonna di San Luca. Uno sguardo accompagnato da una preghiera affidando l’impegno che mi attende e raccomandando chi lascio. E’ sempre rassicurante questa presenza di Maria. E con Lei continua la mia preghiera per i compagni di viaggio e l’equipaggio che è a nostro servizio. E in volo, nella preghiera, inizio a pensare alle persone che incontrerò e al lavoro che mi attende. Sì anche l’aereo può diventare la cappella per incontrare e presentare quei volti sconosciuti, a me, ma non al Signore, e dietro ai quali si celano tante storie intrecciate di gioie e tribolazioni. E allora ogni volto mi diventa familiare perché anche loro figli dello stesso Padre. Ma raggiunta la meta (unico punto in comune a tutti) sconosciuti come prima e si prendono mille direzione diverse. Alcune volte fantastico e penso ad un aereo con a bordo tutti i membri della Compagnia Missionaria. Infatti tutti abbiamo la stessa meta e desiderio: vivere e incarnare ogni giorno, nella ferialità, la preziosità della nostra spiritualità nella vita di amore fino a farci comunione. L’aereo ha uno spazio limitato ma sufficiente per tutti coloro che sono a bordo. In questo spazio c’è un posto ben identificato per tutti, nessuno resta senza collocazione. Ad ogni posto c’è una cintura di sicurezza che serve per tutto il viaggio soprattutto nei momenti critici e di turbolenza. Ma sull’aereo non possiamo mettere radici ed il momento più bello è scendere dall’aereo per andare in mille direzioni, con quel anelito missionario necessario per essere segno e profezia, dove il Signore ci ha posto. In questo esempio semplice intravvedo il “Noi CM” chiamati a vivere nella comunione ma proiettati alla missione, ancorati al Cuore di Cristo, unica nostra sicurezza. Consapevoli di partecipare alla grande missione della Chiesa. Il Papa Benedetto XVI ha intitolato il suo messaggio per la giornata Missionaria Mondiale: La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione. E il suo messaggio “…la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, offre alle Comunità diocesane e parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario…” Il nostro Statuto ci invita a vivificare con la forza del Vangelo e con lo Spirito che ci è proprio l’ambiente in cui viviamo (cfr St. 12-13). Mi permetto di trascrivere un brano di M. Delbrel che mi pare ci aiuti a cogliere la bellezza e l’impegno di portare il Vangelo a tutti. “La Parola di Dio non la si porta in capo al mondo in una valigetta: la si porta in sé, la si porta su di sé. Non la si pone in un angolo di se stessi, nella propria memoria, come ben sistemata sul ripiano di un armadio. La si lascia andare sino al fondo di sé, fino a quel cardine su cui fa perno tutto il nostro essere. Non si può essere missionari senza aver fatto in sé questa accoglienza franca, larga, cordiale alla Parola di Dio, al Vangelo. Questa Parola, la sua tendenza vivente, è di farsi carne, di farsi carne in noi. E quando siamo abitati da lei diventiamo atti ad essere missionari... …Una volta che abbiamo conosciuto la parola di Dio non abbiamo il diritto di non riceverla; una volta che l’abbiamo ricevuta non abbiamo il diritto di non lasciarla incarnare in noi; una volta che si è incarnata in noi non abbiamo il diritto di conservarla per noi; noi apparteniamo, da quel momento, a coloro che l’attendono”. Al termine do ogni viaggio quando ci avviciniamo a Bologna ricerco ancora con lo sguardo il colle della Guardia per dire grazie perché Maria è stata nel concreto madre, guida e custode per me e per tutti noi. In comunione Annamaria
riconciliazione
 
Carissimi, ho ancora nel cuore e negli occhi il viaggio che ho compiuto in Mozambico e in Portogallo, dove ho incontrato i gruppi per una tappa formativa e verifica del cammino dei gruppi. Ringrazio il Signore per ciò che ho potuto vivere e grazie a tutti coloro che hanno accompagnato questo mio viaggio. Ritornare in Mozambico è sempre un po' ritornare a casa e incontrare molti volti conosciuti ed è per me rendere grazie per tutto ciò che ho ricevuto da questo popolo. Il viaggio in Mozambico è stato segnato, oltre che dall'incontro con la porzione di Compagnia Missionaria che si trova in questa terra, dalla prima emissione dei voti di Julieta e l'entrata in orientamento di tre giovani. Sono segni di speranza che dobbiamo accogliere con gioia e responsabilità. Ci siamo impegnati, quest'anno, a vivere l'anno della Riconsiliazione, rispondendo all'esortazione di S. Paolo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20). La Quaresima ci fa fare questo cammino di conversione per poterci, in Dio, riconciliare con noi stessi e con le realtà dove si srotola la nostra vita quotidiana. Riconciliazione che parte dall'amore appassionato di Gesù per tutti noi, un amore senza logica e senza calcolo, che lo porterà a pronunciare sulla croce: "Tutto è compiuto", e il suo fianco trafitto è il sigillo di questo amore.[img2bdx] In un mondo dove tutto ha un profitto, dove non c'è spazio per la gratuità, Gesù ci insegna a non fare nessun tipo di conti e rendiconti, c'è solo spazio all'amore senza calcolo. Per capire questo mistero di dono e riconciliazione, è necessario entrare nello stesso cammino di Gesù. per fare questo è vitale accostarci al Vangelo, come luogo di preghiera e di ricerca di luce; è questa Parola che ci fa scoprire la concretezza del dono di Gesù e di come dobbiamo incarnare questo amore che si deve rendere concreto ogni giorno e che solo un cuore "in pace" può realizzare. Il triduo pasquale diventa per noi scuola dove siamo chiamati a comprendere il mistero del dono: nel gesto della lavanda dei piedi (giovedì santo) siamo invitati a metterci quel grmbiule, di cui si è cinto Gesù, per far sì che il dono diventi servizio; nel volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto (venerdì santo), riconosciamo la nostra pochezza e il nostro peccato; nel silenzio e nell'attesa del sabato santo, la speranza ci faccia strada, quella speranza che diventa certezza perché "sperare è attendere con illimitata fiducia qualcosa che non si conosce, ma da parte di Colui del quale si conosce l'amore" (M. Delbrel); il servizio, il perdono, la speranza ci fanno strada per incontrare il Risorto nel giorno di Pasqua. Buona Pasqua a tutti e che Colui che è vivo ci doni ogni benedizione. In comunione Anna Maria [img3bsx]IL CATINO DI ACQUA SPORCA Se dovessi scegliere una reliquia della tua passione prenderei proprio quel catino colmo di acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici e lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato, del carcerato, dell'omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio, finsché tutti abbiamo capito nel mio il tuo Amore. (Madeleine Delbrel)
riconoscere e servire
 
Carissimi siamo ancora nella scia del clima pasquale e di pentecoste. La liturgia in questo tempo ci ha immersi nel mistero di morte e resurrezione del Signore, e ci ha fatto contemplare, negli Atti degli Apostoli, il crescere di una comunità che si è formata proprio intorno a questo mistero. La solennità di Pentecoste ha concluso questo cammino iniziato con l’imposizione delle ceneri. Mi colpisce sempre il fatto che questa solennità non abbia un seguito (come per esempio il Natale e la Pasqua che per otto giorni la liturgia ci fa vivere l’evento) ma ci immerge immediatamente nella ferialità bruscamente. Dalla solennità si passa subito al “tempo ordinario”. Sì, dopo Pentecoste si rientra nella “normalità” ma con la forza e la luce dello Spirito che solo Lui può donare. E solo lo Spirito ti fa fare il passaggio, ogni giorno, dalla paura al coraggio, dal passo incerto al camminare sicuro… come gli apostoli nel cenacolo. E’ questo Spirito che ci dà modo di riconoscere il Risorto, come ha fatto il discepolo amato sul lago di Tiberiade quando dice a Pietro: “E’ il Signore!” (Gv.21,7). E Pietro: “si cinse i fianchi del camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare…”. Il Discepolo amato e Pietro ci indicano il cammino per vivere il nostro quotidiano come una continua Pentecoste. L’uno ci insegna a riconoscere il Signore e l’altro il cammino del servizio, “…si è cinto i fianchi…” (anche Gesù nell’ultima cena si è cinto i fianchi per la lavanda dei piedi). Riconoscere e servire. Coniugare questi verbi ci aiuterà a vivere il cammino del giorno dopo giorno illuminati dallo Spirito che ci darà quella forza necessaria per vivere l’obbedienza alla vita. Andiamo incontro alla festa del sacro Cuore coniugando questi due verbi: Riconoscere e servire. Riconoscere il grande amore che il Signore ha per noi; la sua presenza in noi e attorno a noi; il suo grido di lamento (Mt 11,20-24) e di giubilo (Mt 11,25-27); riconoscere il cammino verso il Golgota e volgere lo sguardo verso di Lui; riconoscere la sua voce e il suo sguardo in tutti i fratelli e sorelle che la provvidenza pone sul nostro cammino… e proprio perché lo riconosciamo la nostra risposta non può essere che il servizio. Cingiamoci i fianchi, come Pietro, e nell’incontro con il Signore comprenderemo come servire. “Volgendo lo sguardo a colui che hanno trafitto” riconosceremo il Signore e lui stesso ci inviterà a volgere lo sguardo a chi ci circonda, a quel mondo a cui Lui con passione ancora oggi rivolge la sua Parola. Dobbiamo guardarci intorno e servire. Auguro a tutti di prepararsi alla festa del Sacro Cuore con questo desiderio di saper riconoscere e servire il Signore perché il suo Regno si compia oggi nel nostro cammino e in ogni persona e avvenimento che il vivere ci pone dinanzi. Il Cuore di Cristo, maestro nel servire, ci benedica! In comunione Anna Maria Noi siamo "caricati" di energia senza proporzioni con le misure del mondo: la fede che solleva le montagne, la speranza che nega l'impossibile, la carità che fa ardere la terra. Ogni minuto della giornata, non importa dove esso ci voglia o per che cosa, permette a Cristo di vivere in noi in mezzo gli uomini. La fede non è l'impegno temporale della vita eterna? Per vivere della nostra fede nel nostro tempo e nel nostro mondo oggi e qui; per poter realizzare la nostra vocazione alla fede, essere davvero in questo mondo e in questo tempo, siamo forzati ad accordare la nostra vita cristiana a tutto ciò che è, attualmente, accelerato, momentaneo, immediato, siamo forzati non a credere diversamente, ma a vivere diversamente, non ad adattare la fede a questa realtà temporale movimentata fino all'eccesso; ma ad adattarci a questo movimento, adattarci a riconoscere, scegliere, fare la volontà di Dio in questo movimento. Dobbiamo imparare ad adattare rapidamente alla fede noi stessi e le circostanze. Ora noi non siamo preparati al rapidamente. M: Delbrêl
nella "casa del pane"
 
La liturgia ogni anno ci invita ad un cammino fatto a tappe (avvento, quaresima, pasqua feria…) con un unico obbiettivo: accogliere, celebrare, incontrare Dio nel mistero della sua incarnazione, morte e resurrezione. E così che anche quest’anno, instancabilmente, la Chiesa ci invita di nuovo ad alzarci per andare verso Betlemme. Sì nella piccola città di Efrata (Michea 5,1). Siamo chiamati alla piccola Betlemme il cui nome significa “Casa del pane” . Nella casa del pane incontreremo Colui che si farà pane per noi. Ma cosa comporta questo cammino verso Betlemme? Il partire ci obbliga a lasciare… terra, amici, volti noti, cose… possiamo portare con noi solo ciò che uno zaino può contenere. E’ un cammino dove non si corre, non ci sono premi per chi arriva primo. Chi arriva primo arriva solo! Insieme il cammino sembra meno faticoso, ci si consulta per capire quale strada prendere. Insieme, in un continuo discernimento nel dialogo e nel confronto. In questo cammino è necessario essere pronti ad accogliere il “nuovo” che ci viene offerto, senza paura… Camminando insieme, ci si aiuta a leggere i segni che ci vengono lanciati lungo la via. Facendo questo percorso c’è il tempo per raccontarci come Dio si è reso presente nella nostra vita, e con cuore orante, contempliamo i segni del Verbo incarnato in ogni persona. E’ necessario esserci in questo cammino, lasciarci coinvolgere con coraggio e con passione. Il cammino ci educa all’accoglienza al dialogo, chiamati sempre a trasmettere speranza e letizia… Lungo il cammino c’è sempre anche il momento di crisi, stanchezza, delusione, è un camminare nelle tenebre ma con la certezza che chi ci ha invitato a Betlemme sa far splendere la grande luce che rifulge. Questo avvento mi piacerebbe percorrerlo con questo spirito del viandante che costruisce il cammino camminando. Ci incontreremo nella “casa del pane” e insieme contempleremo il Dio che si è fatto Bambino, e da Betlemme ripartiremo per rituffarci nel nostro quotidiano e dire in nostro sì in comunione con tutta l’umanità.
verso un nuovo anno sociale
 
Carissimi, eccoci in cammino verso un nuovo anno sociale… dopo la pausa estiva. In questi ultimi mesi abbiamo vissuto momenti forti e significativi per la Compagnia Missionaria. Nel mese di luglio abbiamo vissuto la Consulta delle Responsabili, momento preparato da un anno di lavoro nei vari gruppi. Alla Consulta, ogni responsabile ha presentato il lavoro del proprio gruppo. Così, in una forma più dettagliata, abbiamo avuto la visione di tutta la nostra realtà. Ci siamo regalate uno spazio grande di ascolto che ha caratterizzato anche il resto dei lavori. Abbiamo cercato di guardare in avanti, con un sano realismo, ma anche con la chiarezza che siamo chiamate a rispondere ancora oggi alle sfide del mondo e della Chiesa. Non ci ha mai abbandonato la visione concreta della nostra realtà dove è necessario coniugare continuamente fragilità e risorse, entusiasmo e desolazione. Ci si è resi conto di come è importante non lasciarci frenare da una vena di pessimismo che non ci aiuta a cogliere il nuovo e il bello che comunque nasce dentro e intorno a noi. Un altro avvenimento importante è stata la prima emissione dei voti di Antonia e Ludovika del gruppo dell’Indonesia. Momento importante per le sorelle che hanno fatto questo passo, altrettanto per tutta la CM . Questo avvenimento riveste anche un particolare significato perché con queste due nuove consacrate il gruppo dell’Indonesia si sta consolidando e prendendo forma. Uniamoci alla gioia di Antonia e Ludovika e che è gioia di tutta la CM. Le loro testimonianze che troverete nella pagina dell'Indonesia ci aiuteranno a conoscere di più questa realtà e queste sorelle. Mi preme anche ricordare (come già è stato annunciato) che dal 2 al 5 gennaio 2010 si celebrerà la V Assemblea Generale dei Familiares. Invito tutti a intensificare la preghiera per questo momento celebrativo, perché diventi luogo di verifica e di slancio nuovo e entusiasta per tutti i Familiares. L’Assemblea è il luogo privilegiato per una verifica e per uno slancio. Ma solo con la forza e la grazia dello Spirito possiamo attuare tutto questo. Chiediamo al Cuore di Cristo quella Sapienza del cuore che solo Lui sa donarci. Si sta avvicinando il mese di ottobre che richiama alla dimensione missionaria della chiesa. Paolo VI nell’Evangeli Nuntiandi (n.1) ci fa questo appello: “L'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo animati dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità. Mi piace associare a questa affermazione ciò che Giovanni Paolo II afferma nella Redentoris Missio (2): “Nella storia della chiesa, infatti, la spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità, come la sua diminuzione è segno di una crisi di fede”. Chiediamo al Cuore di Cristo che ci aiuti a crescere nella consapevolezza che siamo chiamati a: “collaborare al piano di redenzione del Padre…” (Statuto 12) nella gioia di servire con passione questo mondo. Non ci manchi mai la spinta missionaria da cui dipende la vitalità e la gioia di ricominciare ogni giorno consapevoli di essere chiamati a spargere a piene mani i semi del Regno. In comunione settembre 2009
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Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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