Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
rispondere all'amore con l'amore
Prima
emissione dei voti
In
questi giorni di ritiro che precedono la mia consacrazione che avverrà il
giorno 7 gennaio 2014, sto cercando di favorire in me le condizioni, mediante
il silenzio e la docilità allo Spirito Santo, per il mio cammino nella
Compagnia Missionaria.
Nel
giorno del mio ingresso nell’Orientamento, prima tappa di formazione, mi è
stata consegnata l’immagine di Maria, “Madre, guida e custode” e, nella
cerimonia d’inizio del Biennio di formazione, l’immagine del Cuore trafitto di
Cristo, dal quale sgorgò sangue ed acqua. Nel mio cammino “con Gesù e la Madonna”, ho sempre cercato di mantenermi aperta al
“sì” e di rispondere alla chiamata a “vivere
la vita d’amore…secondo il modello che Cristo ci ha lasciato”(St nn 6 e 7).
L’immagine
di San Giuseppe nella sala della CM, a Invinha (Gurue) e nella mia casa evoca
momenti in cui siamo ricorse a lui per chiedergli protezione e aiuto. Ricordo
in modo particolare un periodo in cui non avevamo acqua e dovevamo andare a
prenderla a un pozzo lontano. Mariolina tentò di trovare una soluzione a questa
carenza: comprò una pompa e chiamò un idraulico per attivarla, ma questi non ci
riuscì. Facemmo una novena a San Giuseppe chiedendogli che intercedesse per noi
al fine di riuscire ad avere acqua, un bene indispensabile per la vita e lui
venne in nostro aiuto.
Sento importante esprimere e condividere la gioia e la
gratitudine per tutto quello che il Signore ha fatto per me: grazie, Signore,
perché mi hai formato nel grembo materno, mi hai chiamato alla vita, al
battesimo e alla consacrazione a Te nella Compagnia Missionaria del sacro
Cuore, dove mi hai inviato a seguirti con umiltà, coraggio, pazienza e
determinazione mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza.
Voglio abbracciare la missione che mi
affidi, di amore e di servizio, nella Chiesa e nel mondo.
Signore,
tu mi conosci perfettamente e la mia consacrazione è soprattutto una
manifestazione del tuo amore. Insegnami a rispondere all’Amore con l’amore.
Grazie, Signore, per la creazione, per il mondo dove incontro gli uomini e le
donne simili a te nel sorriso amabile e accogliente, nella bontà…
Ti
lodo, Signore, Creatore e Padre, per gli innumerevoli doni che mi hai concesso
lungo la mia vita: mi hai dato forza per ascoltare e aderire alla tua Parola;
per imparare a pregare la Liturgia delle Ore; per comprendere e scusare i
fratelli e per riconoscere che, in ogni situazione, la preghiera è una medicina che guarisce, dà forza e rigenera. Signore,
che il tuo Spirito mi unga con il dono della sapienza, intelligenza e
discernimento.
Mi
piace pronunciare il Tuo nome, chiamarti Padre e Pastore che mi conduce, vivere
alla tua presenza, sentire che “mi avvolgi tutta e poni su di me la tua mano”,
invocare la famiglia di Nazaret e i santi protettori della CM. Signore, ti
ringrazio per la protezione che mi hai concesso per intercessione di S.
Giovanni Evangelista, San Paolo, Santa Teresa di Gesù Bambino, San Francesco
Saverio, Maria della Pace e p. Dehon, nostro nonno-fondatore dei Sacerdoti del
S. Cuore. Signore, ti ringrazio per la vita del nostro fondatore p. Albino Elegante, perché per la sua ispirazione,
preghiera, oblazione, parole…sempre è stato con noi, come un padre che ci
guida, insegna…
Ti
chiedo, Signore, che continui a effondere su di lui la tua benedizione e la tua
forza. Signore, tu sei grande e operi meraviglie, accogli la mia offerta “perché la mia vita si trasformi in un perenne servizio d’amore”.
Dalaina Armando
le orme di dio nella mia vita
Ammissione
al biennio di formazione
Sono
Isabel Rodrigues Massai, nata in Zambezia, distretto di Alto Molocuè, in una
famiglia cristiana e sono stata battezzata quando avevo un anno. All’età di
cinque anni, quando vedevo le suore che venivano nel nostro gruppo di catechesi
cominciai a sentire simpatia per la vita consacrata e, a undici anni la spinta
a rispondere alla chiamata premeva dentro di me. Fu un momento difficile perché
avevo paura di affrontare la mia famiglia e anche di rispondere alla voce che mi chiamava. Cercai
il mio parroco, p. Luis Muilonge, perché mi aiutasse in questa ricerca
interiore.
Quando
comunicai ai miei genitori il mio desiderio di entrare in una congregazione
religiosa, mi consigliarono di aspettare almeno fino ai 18 anni. Così a 16 anni
entrai nel collegio delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata
Concezione come alunna interna per proseguire i miei studi e qui cominciai a
partecipare agli incontri vocazionali. Dopo tre anni di partecipazione a questi
incontri, decisi di cercare informazioni sugli Istituti di vita consacrata per
una decisione chiara e consapevole. Andai ad Alto Molocuè per parlare
nuovamente con p. Luis Muilonge del mio percorso vocazionale e per chiedergli
informazioni al fine di una mia scelta. Mi diede del materiale su cinque
Congregazioni religiose e di un Istituto Secolare, la Compagnia Missionaria del
S. Cuore (CM). Fu proprio quest’ultimo che attirò la mia attenzione. Mediante
il suddetto sacerdote ebbi la possibilità di conoscere prima Irene Ratti e
successivamente Mariolina, incaricata dell’accompagnamento vocazionale delle
giovani aspiranti. Dopo alcuni contatti e incontri, il 17/12/2010 sono entrata,
come aspirante, a far parte del gruppo di Nampula. Ho iniziato così il cammino
di accompagnamento che mi ha aiutato ad ascoltare la voce di Dio che chiama
perché ama.
Lungo
questi anni ho passato momenti belli ma ci sono state anche sofferenze che mi
hanno aiutato nella mia crescita personale e nell’adesione alla spiritualità e
missione CM. Tuttavia mi sono sentita sempre più in sintonia con la
spiritualità di questa famiglia. Mi piace molto il lavoro formativo. Metto in
evidenza gli aspetti che più mi hanno toccato:
· La spiritualità
e la missione della CM che ha il
suo fondamento nella vita d’amore e di oblazione nel mistero del Cuore trafitto
di Cristo e che si realizza nella testimonianza viva dell’amore di Cristo;· La bellezza della missione che, vissuta nella
semplicità e gioia, si esprime attraverso l’annuncio della Parola di Dio
ovunque;· L’impegno missionario nel mondo e nella Chiesa
promuovendo la giustizia e la pace;· Il lavoro professionale condividendo i problemi di
tutti e testimoniando i valori cristiani;· L’accoglienza dei fratelli più poveri, malati,
carcerati, emarginati come il Gesù dei vangelo di Luca, che è venuto per tutti
i poveri;· L’impegno per la crescita integrale dei bambini e dei
giovani mediante l’inserimento professionale nella scuola pubblica o privata;· La formazione umana mi ha fatto crescere nella
conoscenza, crescita e accettazione di me stessa e della mia storia in vista di
una maggiore maturità.
Oggi, con la consapevolezza che ho, mi sento decisa a
fare un passo avanti nelle tappe
formative del mio cammino nella CM e cioè il Biennio di formazione.
Isabel Rodrigues
nella semplicità del mio cuore offro tutto al signore
Quest’anno
con grande dispiacere non ho potuto partecipare al ritiro annuale della CM in
Mozambico tenutosi a Invinha (Gurue) perché ero ammalata. Il ritiro è sempre un
tempo di incontro più profondo con Dio e di condivisione con le sorelle.
Ringrazio
Dio perché ora sto meglio, anche se cammino con una certa difficoltà. So che la
mia malattia non ha possibilità di guarigione e chiedo al Signore che continui
a darmi forza e coraggio per saper accettare con serenità, in atteggiamento
oblativo, i limiti inerenti alla mia situazione attuale.
Rileggendo
la storia della mia vita, riconosco e ringrazio il Signore per il bene che Lui
ha fatto, per mezzo di me, nella famiglia, nella Chiesa e nel mondo. Sono
consapevole che avrei potuto fare di più e meglio.
Riconosco
il grande amore che Dio ha avuto per me e lo ringrazio. Lui ha sempre guidato i
miei passi, mi ha spinto per la missione e ad aver cura dei miei figli – 8
figli miei e una bambina adottata. A 43 anni, in un Paese in guerra
(Mozambico), con la morte prematura di mio marito, ho dovuto assumere la
missione di essere madre e padre al tempo stesso. Dopo che il Signore aveva
chiamato a sé mio marito, ha chiamato me ad una vita consacrata nella Compagnia
Missionaria del S. Cuore; a collaborare nella segreteria della parrocchia della
Polana e ad essere responsabile della commissione Evangelizzazione e Fede. Mi
sentivo felice in questa missione di accoglienza e di annuncio di Gesù ai
bambini e ai giovani catecumeni.
Per garantire il sostentamento alla famiglia cominciai
a fare torte su ordinazione e anche le mie figlie mi aiutavano. Vedo la mano di
Dio nella mia storia e lo ringrazio perché mi ha resa capace di accogliere i
suoi doni nel dolce/amaro della mia vita; per aver ascoltato, accolto l’appello a seguirLo e a fare della
mia vita un dono di amore e di servizio in famiglia, nella CM, nella Chiesa e
nel mondo. Accolgo l’impossibilità di deambulare che attualmente vivo come una
chiamata a vivere soprattutto a livello di essere: ascoltare, incoraggiare,
accompagnare, pregare per tutti coloro che me lo chiedono…
Ricordo
con molto affetto p. Albino, nostro fondatore, che presiedette la cerimonia
della mia consacrazione. Mi piacerebbe rivederlo, ma ora non ho più la forza
per affrontare il viaggio. Offro al Signore per lui, per le aspiranti in
formazione, per la CM…l’impossibilità di concretizzare questo sogno. Il gruppo
mi ha aiutato molto. Le missionarie sono state il mio Cireneo.
Voglio
sintetizzare questa mia condivisione con un ritornello che abbiamo cantato nel
giorno della mia consacrazione:
“Nella semplicità del mio cuore offro tutto al
Signore”.
Alice
Silva
preparazione all'assemblea 2015 (1)
Relazione è soddisfare il
bisogno essenziale della persona
LA SAMARITANA (prima parte) Gv 4,5-15
Ascolto della parola (Lectio)
Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr vicina
al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di
Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo.Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samarìa ad
attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti eranoandati in città a far provvista di cibi.Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi
da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono
buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di
Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere! “, tu stessa gliene avresti
chiestoed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore,
tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque
quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci
diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?» Rispose
Gesù: “chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua
che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in
lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la
donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire
qui ad attingere acqua».
Riflessioni
sulla Parola (Meditatio)
I personaggi principali in questo passo del Vangelo di Giovanni sono
Gesù e la donna Samaritana. Il vero dialogo avviene tra loro. II resto (i
discepoli, i compaesani...) ...
L’incontro sembra casuale; è l’incontro di due bisogni
elementari: la sete e l’acqua.
Per la donna l’acqua del pozzo. Per Gesù l’acqua della
rivelazione di Dio, che si fa dono nello Spirito. II Salvatore del mondo si fa
bisognoso come gli altri uomini, per avere la possibilità di incontrarli nelle
loro stesse necessità e dar loro il dono della Grazia. È la meraviglia di un
Dio che chiede per dare.
Le domande della Samaritana e le risposte di Gesù, sembrano
andare ciascuna per conto proprio: l’acqua del pozzo e l’acqua “che zampilla
per la vita eterna”. Gesù ci dona, ci comunica la vita stessa di Dio, la Grazia
santificante, dono soprannaturale, che ci rende figli del Padre, partecipi della
sua stessa natura e fratelli tra noi. II Padre che è la vita, il figlio che è
la Verità, lo Spirito che è l’Amore abitano in noi. I sacramenti, la preghiera,
il mistero della Chiesa, corpo mistico di Cristo, la comunione fraterna.., sono
realtà che sgorgano da queste “acque di vita eterna”: la Grazia.
Forse abbiamo perso un poco questa dimensione fondamentale, essenziale
della vita cristiana e della Chiesa. Siamo più preoccupati dell’acqua del
pozzo: le nostre efficienze, le nostre strutture, il consenso, cose che
possediamo, che costruiamo, la concorrenza con gli altri, il prestigio...
C’è il rischio di svuotare il Messaggio cristiano
dell’essenziale. Se curassimo di più la nostra spiritualità, la vita interiore,
come si diceva una volta, diventeremmo anche per i fratelli una fonte di speranza
e di luce.
Verifica
e confronto
Siamo più preoccupati dell’acqua del pozzo o dell’acqua che diventa fonte zampillante?
La
Parola si fa preghiera (Contemplatio)
Salmo 62
O Dio, tu sei il mio Dio,all’aurora Ti cerco,di Te ha sete l’anima miaa Te anela la mia carnecome terra deserta, arida, senz’acqua.Così nel Santuario Ti ho cercato,per contemplare la Tua potenza e la Tua gloria.Poiché la tua grazia vale più della vita,le mia labbra diranno la Tua lode.Ti benedirò finché io viva,nel Tuo nome alzerò le mie mani,mi sazierò
come a lauto convito,e con voci di gioia Ti loderà la mia bocca.Nel mio giaciglio di Te mi ricordopenso a Te nelle veglie notturne,Tu sei stato il mio aiuto,esulto di gioia all’ombra delle Tue ali.A Te si stringe l’anima mia.La forza della Tua destra mi sostiene.
preparazione all'assemblea 2015 (2)
Relazione è la verità da scoprire
LA SAMARITANA (seconda parte) Gv 4,16-26
Ascolto della parola (Lectio)
Le disse: « Va’ a chiamare tuo marito
e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho
marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto
cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la
donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio
sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna
adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo
monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non
conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So
che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà
ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
Riflessioni sulla Parola (Meditatio)
“Vedo che sei un profeta”.
È un vedere sorpreso, stupito, che fa pensare. Gesù è entrato,
con delicatezza e rispetto, nella esperienza personale della donna. E la
Samaritana ne approfitta per chiarirsi un problema: “dove incontrare Dio”. È la
domanda essenziale per ogni uomo. Il luogo dell’adorazione, dell’incontro è lo
spazio dello Spirito e della Verità. Adorare significa il modo di porsi davanti
a Dio nella preghiera e nella vita. È l’atteggiamento di chi riconosce il
primato di Dio, Padre, in tutto. E il Padre “cerca” cioè desidera con passione,
quasi lottando, tali adoratori. Come intendere “in Spirito e Verità”, che è
certamente una delle più alte rivelazioni del quarto evangelo? Lo Spirito è la
forza attiva, è l’Amore, è lo Spirito Santo, che solleva l’uomo dalla sua impotenza, per collocarlo nello spazio
dell’incontro con il Padre. Questo spazio è la Verità.
E la verità è il progetto di salvezza di Dio, che si è svelato
nella “Parola fatta carne”. La Verità è Gesù. Lui è il Tempio in cui Dio
incontra l’uomo e in cui l’uomo si immerge in Dio, Padre, Figlio e Spirito.
“Credimi, donna”. “Sono io che ti parlo”. Forse ci siamo troppo
abituati a Gesù, da non considerarlo più come attuale, contemporaneo. II
rapporto con Lui, spesso diventa una pratica da compiere, un affare da
sbrigare, un dovere, un rito, una cerimonia.
La Verità è Qualcuno: Gesù.
Allora è una novità da scoprire e da
incontrare sempre; è dono, ricerca, attesa, luce, ombra, comunione,
vita, speranza, perdono, gioia.
Verifica e confronto
La nostra vita cristiana è una
pratica, un dovere, una ritualità o una novità - Gesù - da scoprire e da incontrare sempre?
La Parola si fa preghiera (Contemplatio)
O Cristo,in Te, uomo perfetto,ricevono una rispostai nostri molti problemi ed aspirazioni,ma Tu accogli le nostre attese.Perché sei Figlio di Dio.In te, o Cristo, inviato dal Padre,il Dio che cerchiamo a tentoni,è il Dio che ci viene incontro.Tu sei la rivelazionepiena, perfetta e definitiva di Dio per noi,Dio in persona.In Te il Dio lontanodiventa il Dio vicino,il Dio con noi, il Dio uno di noi,compagno di viaggio.O Cristo noi ti ripetiamo con fede:Tu sei il Messia,il Figlio del Dio vivente.
preparazione all'assemblea 2015 (3)
Relazione è lasciare, andare e dire
LA SAMARITANA (terza parte) Gv 4, 27-42
Ascolto della Parola (Lectio)
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si
meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse «Che
desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò
in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto
quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e
andavano da lui.Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da
mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un
l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio
cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non
dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi
dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la
mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna,
perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il
detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete
lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti
Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che
dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed
egli rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla
donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi
abbiamo udito e sappiamo che questi è veramenteil salvatore del mondo».
Riflessioni sulla Parola (Meditatio)
Quella donna Samaritana, è figura della Chiesa, “lasciò la brocca, andò in
città, disse alla gente...”. In questi tre verbi (lasciare, andare, dire) si
compendia la missione della Chiesa.
Lasciò la brocca: dimenticare tante cose superflue, tanti falsi valori, tante nostre
parole, che hanno oscurato quelle di Gesù e la trasparenza del Vangelo.
Recuperare il valore del silenzio e della preghiera. Lasciare o rivedere tante
impalcature di un folklore o di un ritualismo, che rassomigliano ad un
recipiente vuoto. Lasciare la brocca dell’isolamento per vivere uno stile di
comunione con Dio (vita interiore) e con i fratelli (vita ecclesiale e
pastorale).
Andò in città: significa abbandonare l’oasi tranquilla delle nostre comodità, delle
nostre certezze e conquiste per condividere, amare il nostro tempo con i suoi
problemi, attese, gioie ed inquietudini. Significa intraprendere la fatica del
viaggio del pomeriggio, per incontrare
gli altri, non per conquistarli, ma per servirli. Significa scegliere gli
ultimi, vincere la paura di parlare con i poveri, con quelli che non contano
niente e sono la speranza della storia. Significa non tenersi solo per sé il
perdono di Dio, ma trasferirlo ai fratelli. Andare a riconciliarci, lasciando
l’offerta sull’altare.
E disse alla gente: “Venite a vedere...”. È l’annuncio fatto con la vita, è
la testimonianza umile e coerente, è una esperienza di fede, comunicata. È una
proposta che fa sorgere una domanda: “Che non sia forse il Messia?”. È non
avere vergogna di Gesù e del Suo messaggio, di fronte ad
una mentalità superficiale, razionalistica e materialistica È non avere
paura di riconoscerci peccatori come persone e come Chiesa, bisognosi sempre
del perdono di Dio. È l’esperienza gioiosa di annunciare sempre meno noi stessi
ed indicare, con amore, Gesù, Maestro e Signore.
Verifica e confronto
Siamo veramente disposti a lasciare le nostre sicurezze... andare e annunciare
la misericordia del Padre all’uomo di oggi?
Alla luce del nostro statuto, siamo consapevoli che solo con la nostra vita
possiamo essere testimoni credibili?
La Parola si fa preghiera (Contemplatio)
O Signore,fa’ di me uno strumento della tua pace.Dov’è odio, che io porti l’amore,dov’è offesa, che io porti il perdono,dov’è discordia, che porti l’unione,dov’è l’errore, che io porti la verità.Dov’è la disperazione, che io porti la speranza,dov’è la tristezza, che io porti la gioia,dove sono le tenebre, che io porti la luce.Signore,fa’ che non cerchi tanto di essere consolato,quanto di consolare,di essere amato, quanto di amare.Perché è donando, che si riceveè perdonando che si è perdonati;è morendo che si risuscita a vita eterna.