Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
sono pronta... per tutta la vita!
Prima di tutto devo ringraziare il Signore per tutto quello che ha fatto e compiuto su di me. Ho sentito la Sua presenza nel percorso di tutta la mia vita, anche nelle cose che alle volte sembrano banali e ordinarie. Per questo ho scelto la frase del Salmo 62,2 “Solo in Dio riposa l’anima mia; da lui la mia salvezza”.
Da quando ho fatto i primi voti, ho sempre fissato il mio sguardo verso questo traguardo, perché per me questa era una scelta di tutta la vita nonostante, nel mio percorso, siano emerse tante prove e difficoltà, ma ho vissuto anche momenti di gioia e di allegria. Ogni anno quando rinnovavo i miei voti, pensavo sempre a questo momento che mi avvicinava all’incorporazione perpetua, soprattutto nell’ ultima rinnovazione del 2009. Da quel momento il mio cuore e pensiero erano pieni di sogni… cosa succederà il prossimo anno? Ho scritto in seguito la domanda al Centro ed è stata accettata. Però, prima di scrivere la domanda sono andata da padre Henslok S.C.J. mio direttore spirituale,volevo sentire i suoi consigli e il suo parere..cosa significava fare l’incorporazione perpetua? Ero anche molto contenta perché in quel periodo avevo l’occasione di essere vicina al padre Henslok. Egli mi incoraggiava e dava sostegno al mio cammino e a quanto avevo più bisogno. In più mi garantiva di pregare sempre per me. Poi sono andata da padre Wardjito e padre Sugino. Questi contatti sono stati come regali spirituali assai preziosi che accompagnano il mio cammino. Ho cominciato poi a pensare come organizzare la giornata della mia incorporazione perpetua: quando…? dove…? come…?
Dopo un lungo pensare, con l’arrivo e il confronto di Santina in aprile del 2009, ho deciso la data: domenica, 12 settembre 2010. In quel mese abbiamo anche deciso di fare il corso di formazione dall’ 8 all’ 11 settembre. Ho scelto quindi la data del 12 settembre perché quasi tutte noi ci saremmo incontrate per il corso di formazione e quindi si evitava così di fare altri viaggi avanti e indietro per incontrarci. Si doveva fare in modo di evitare ulteriori spese dato che i viaggi costano cari. Ne ho parlato con le altre sorelle e tutte siamo state d’accordo per questa data. Sono andata quindi dal mio parroco per comunicargli questa notizia e chiedere il permesso di usare la Chiesa e il salone per la festa. Grazie a Dio, tutto ok: il Suo aiuto viene sempre al momento giusto.
Gli esercizi annuali di luglio mi hanno aiutato come preparazione spirituale, quindi li ho vissuti con entusiasmo. Anche il tema degli esercizi è stato molto bello: ”Viviamo la spiritualità umana come nuovo habitus per raggiungere la pace, la serenità nella vita di oggi”. Conoscerci cioè come persona per capire e vivere in maniera profonda la spiritualità. P. Santo come guida ci ha dato anche spazio per i colloqui personali. Tutte noi abbiamo approfittato di questa possibilità. Dopo gli esercizi ho cominciato a organizzare le cose che avrebbero dovuto servire per questo avvenimento: scegliere il gruppo del coro, preparare il libretto per la messa, cercare il catering, comprare i regalini, pensare agli inviti, ecc.
Sono stata molto fortunata perché in quel periodo da luglio e settembre c’erano qui anche Anna Maria e Santina. Quindi se avevo dubbi o qualcosa da chiedere lo facevo subito e potevo così risolvere rapidamente tutto.
Il Corso di Formazione
Quest’anno il corso di formazione lo abbiamo fatto a casa delle suore del Buon Pastore vicino a casa mia. Siccome però in quella casa c’era una sola camera abbiamo quindi deciso di lasciarla per Anna Maria e Santina, mentre le altre sarebbero venute a dormire a casa mia o da Anet. Il tema era “Come vivere i tre voti nella vita quotidiana”; padre H. Wardjito, SCJ, e Anna Maria ci hanno aiutato a riflettere su questo tema. Oltre ai momenti di preghiera, avevamo ogni giorno altri tre appuntamenti: al mattino incontro con padre Wardjito, al pomeriggio con Anna Maria, e poi alla sera incontro personale insieme a Santina ed Anna Maria. Si cominciava sempre la giornata con la messa presieduta da padre Wardjito nella cappella delle suore.
Il venerdì, abbiamo dovuto recarci a casa delle suore a piedi perché quel giorno era la festa dell’Idul Fitri (fine del Ramadan) per i mussulmani. La gente aveva invaso tutte le strade per pregare, quindi autobus, macchine e altri mezzi non potevano passare. Dappertutto c’era gente vestite a festa, pieni di gioia e allegria perché avevano potuto finire il digiuno di un mese intero. Adesso era tempo di festa. Ricordavo anch’io la mia famiglia, il mio paese perché anche loro festeggiavano alla stessa maniera….
Il sabato è stato un momento di festa per noi perché quel giorno abbiamo vissuto due momenti importanti per la nostra famiglia: Orientamento di Ina e rinnovazione dei voti di Antonia. Tutte e due le celebrazioni sono state presiedute da padre Wardjito. C’erano anche padre Purwanto, padre Frans de Sales, padri dehoniani, alcuni amici come Ibu Surtinah, Ibu Lucy e suo marito, Riena giornalista della rivista Fiat dei S.C.J. La festa è stata semplice ma solenne, grazie Dio tutto è andato bene. Per completare la festa Ina ed Antonia ci hanno offerto il pranzo” hoka-hoka bento”. Abbiamo vissuto un bel clima di fraternità.
A conclusione del corso abbiamo fatto il programma per l’anno che avevamo davanti e alcune valutazioni sul futuro: esercizi spirituali, il corso di formazione, il ritiro mensile, ecc. La Presidente ha comunicato al gruppo che Antonia avrebbe avuto il compito di coordinatrice del gruppo CM in Indonesia. Sostituire cioè Mudji che da tanti anni ha svolto questo impegno. Antonia ha accettato questo mandato e noi abbiamo augurato ad Antonia di compiere la sua missione, con entusiasmo e serenità. Noi siamo pronte ad aiutarla per il bene della nostra famiglia! Nel pomeriggio abbiamo portato la nostra roba a casa mia, mentre Anna Maria e Santina sono rimaste ancora nella casa delle suore fino al mattino seguente quando io e Susi siamo andate a prenderle per venire a casa mia.
Domenica 12 settembre 2010
Mi sono svegliata come gli altri giorni verso le 4.20 e ho fatto il mio caffè e la doccia. Mi sentivo diversa degli altri giorni, il cuore mi batteva forte. Ho cercato di calmarmi. Susi ed io siamo andiate a prendere Anna Maria e Santina a casa delle suore. Volevamo anche incontrare le suore per ringraziarle, ma in quel momento nessuna di loro era in casa perché erano andate tutte a messa. Allora prendiamo un taxi e ..... torniamo a casa mia.
Passano le ore, il mio cuore batte sempre più. Verso le 9.30 vado in parrocchia prima delle altre perché devo vedere se tutto è a posto: soprattutto la chiesa e la sala. Sono fortunata perché ci sono state tante persone che mi hanno aiutato nella preparazione. L’altare è bellissimo adornato con fiori rossi bianchi e gialli, e c’è anche una Bibbia grande aperta alla destra dell’altare.
La messa è cominciata alle 11 presieduta da padre Andreas Madya Superiore Provinciale dei S.C.J., insieme concelebrano anche padre Wardjito, padre Sapto e padre Paulus il mio parroco. Sono molto commossa. Entriamo dal fondo della chiesa in processione con i celebranti, al mio fianco Anna Maria e Santina camminiamo pian piano verso l’altare mentre il coro canta “Datanglah Roh Mahakudus...” (Vieni Spirito Santo). Il mio cuore che prima batteva forte, pian piano si sta calmando..... mi sento tranquilla. La messa inizia… poi arriva il momento dove Anna Maria mi chiama per rispondere alle domande del cerimoniale. Leggo la formula dell’incorporazione perpetua e la firmo, accanto all’altare. Mi sento molto tranquilla e commossa soprattutto quando Anna Maria mi abbraccia e mi dice sottovoce “per tutta la vita”. Un altro momento che mi è piaciuto è stato alla fine della Messa quando tutte noi siamo andate insieme a pregare davanti alla statua di Maria “La consacrazione alla Madonna”. Alla fine della messa tutta la gente presente mi ha salutato e fatto gli auguri, come usiamo qui da noi. La festa è continuata con il pranzo insieme
Il significato di questa festa per me: un punto di partenza per entrare sempre di più nella dinamica vocazionale, per vivere come donna consacrata dentro la Compagnia Missionaria, con senso di autoresponsabilità, e soprattutto una scelta che diventa un modo per rispondere all’Amore di Dio nella mia vita. Perché sento che la mia vita è una continuità dell'amore di Dio dall’inizio fino ad oggi. Lui mi accompagna con fedeltà e mi indica la strada da percorrere. Sono convinta che Lui mi ha chiamata e vuole completare in me la sua opera. Egli ha un buon progetto per la mia vita e nella mia vita. Da parte mia ci sto e provo ad essere disponibile...
In questa occasione vorrei fare una lista di ringraziamenti: primo al Signore Gesù, poi a padre Albino, ad Anna Maria e al suo Consiglio, a Santina che è la mia formatrice e mi sta a fianco…, ai padri dehoniani, al mio parroco, alla mia famiglia, mio zio e alla sua famiglia, a tutte le missionarie, i familiares, ai miei amici Ibu Lucy e la sua famiglia, mba Yuliana e tutte le sacrestane della mia parrocchia, Ibu Lusia Soetanto letttrice della Parola, Ibu Theresia Supardi e le altre signore che hanno preparato i fiori dell’altare, Ibu Tati Samalo, il gruppo del coro “Bintang Kejora”, i chierichetti, i bimbi che hanno portato i doni all’offertorio , a Yohana Rosari Alamanda come “receptionist”, Mas Donny, gli amici presenti e gli amici che non hanno potuto venire ma sono stati presenti con le loro preghiere e gli auguri. A tutti voi buoni samaritani per me. Grazie mille, Dio ricompensi tutti per la vostra gentilezza. Pregate sempre per me perché possa sempre essere fedele… per tutta la mia vita!
“Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo.
Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo.
Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli.
Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore.”
Amen.
Salmo 116,1-2;12-17
la bellezza e la gioia di incontrarci
Dalla fine di maggio fino al 22 giugno, Orielda e Lucia Maistro, hanno visitato e incontrate le nostre missionarie e familiares presenti in Cile e Argentina
Il nostro viaggio ha avuto come prima tappa il Cile dove siamo rimaste 8 giorni: lì abbiamo incontrate le nostre due missionarie (Teresa e Margherita) e diverse familiares che da anni stanno facendo un cammino con noi. Un tempo sicuramente breve per poter vedere e conoscere altre realtà, ma certamente proficuo che ci ha permesso di condividere la vita di tutti i giorni nella semplicità e nell’accoglienza reciproca. Il Cile nel febbraio scorso è stato colpito, per l’ennesima volta, da un forte terremoto che ha lasciato nel cuore di tutti i sopravissuti molta, molta paura; un paura che si sente ancora oggi anche perché le scosse continuano senza tregua anche se di breve intensità. L’argomento del giorno, quando ci si incontrava con le persone, era appunto il terremoto: i danni causati, le conseguenze, la case perse, le persone morte…insomma una vita da costruire e dobbiamo dire che ciò che ci ha colpito è stata la grande capacità di questo popolo di reagire; riprendere in mano la situazione e ricostruire quanto possibile!
Le nostre missionarie non hanno avuto grossi danni se non qualche piccola lesione ai muri, ma la paura di quella notte è stata davvero incalcolabile.
La zona più colpita è a Concepción che abbiamo avuto la fortuna di visitare, città dove vivono i nostri familiares che grazie a Dio stanno tutti bene, qualcuno di loro ha avuto grossi danni alla casa rimasta inagibile per un bel po’ di tempo…ora piano piano tutta sta tornando alla normalità! La vita è ripresa quasi subito…ci siamo rese conto, visitando l’epicentro, della gravità e dell’intensità del terremoto. La gente si è fatta forza anche con diversi aiuti arrivati da molti paesi, ma la ricostruzione è ripartita subito! Il popolo cileno si è davvero dato da fare anche se l’entità del terremoto ha provocato in molte persone panico e paura che ha portato la popolazione a saccheggiare negozi interi, saccheggi a volte davvero inspiegabili per la violenza con cui sono avvenuti! Lì abbiamo colto davvero una grande solidarietà, famiglie intere disposte a farsi in 4 per aiutare altre famiglie.
Siamo state insieme alle nostre missionarie soprattutto nei 2 fine settimana; con loro abbiamo fatto il punto della situazione: verificato il cammino guardando un po’ in avanti e cercando di programmare il futuro tenendo come punti di riferimenti il carisma che ci è proprio e la nostra spiritualità! Così anche con i familiares, che in Cile sono davvero un bel gruppo, ci siamo incontrate, abbiamo pregato insieme, condiviso momenti di semplice fraternità vivendo lo spirito che ci è proprio della comunione. Gli incontri carichi davvero di ascolto, di preghiera, del senso di appartenenza alla stessa famiglia, ci ha permesso di toccare con mano la bellezza e la gioia di incontrarci.
Non possiamo dimenticare la realtà di casa DAVI (casa di accoglienza di ragazze madri) presenti a San Bernardo vicino alla sede della Compagnia Missionaria, dove Cesarina, quando è stata in Cile per alcuni anni, ha lavorato molto. Ancora oggi Cesarina è la più nominata lì dentro per il tanto lavoro che ha fatto per le ragazze accolte in questa realtà. Siamo state 2 volte a casa DAVI e abbiamo sempre colto uno spirito di famiglia, una realtà certamente da sostenere e da apprezzare per il notevole lavoro che fa a favore della vita.
lontane e insieme
Dalla fine di maggio fino al 22 giugno, Orielda e Lucia Maistro, hanno visitato e incontrate le nostre missionarie e familiares presenti in Cile e Argentina
Con il trascorrere dei giorni in Cile, è arrivato il momento di partire per l’Argentina dove la prima tappa prevedeva di arrivare a Cordoba per incontrare Irma, responsabile della formazione dell’Argentina, che a causa della sua momentanea situazione di salute precaria, non poteva partecipare all’incontro con tutto il gruppo a Resistencia previsto per il 19-21 giugno.
Abbiamo avuto la gioia di stare con lei 2 giorni e condividere insieme gioie e dolori, speranze e sogni, offerta e sacrificio vissuto davvero con spirito di abbandono e di fiducia nel cuore di Cristo. Ci siamo lasciate con la certezza che la preghiera di tutte e la sua offerta quotidiana ci avrebbe permesso di vivere comunque unite anche se fisicamente lontane.
Poi la seconda tappa in Argentina è stata quella di Santa Fè dove abbiamo incontrato altre 3 missionarie (Leticia, Kuki e Marta); qui ci siamo fermate 3 giorni e abbiamo avuto la possibilità di dialogare con ciascuna, pregare insieme, vivere insieme la solennità del Sacro Cuore, festa per noi della Compagnia Missionaria particolarmente importante.
Che dire? Si fa sempre esperienza della bellezza e della gioia di potersi incontrare e ogni incontro è sempre nuovo e carico di vita. Viaggiando di luogo in luogo si tocca con mano come sia importante ritrovarsi e ridirsi gli aspetti fondamentali del nostro carisma e del nostro modo di viverlo e incarnarlo nella vita di tutti i giorni.
Dopo la permanenza di alcuni giorni a Santa Fè il nostro programma prevedere una sosta prolungata a Resistencia (nel Chaco) dove c’è stato un fine settimana di incontri con tutto il gruppo della CM presente attualmente in Argentina che si è concluso con la festa della consacrazione di Rosa avvenuta il 21 giugno nella sua parrocchia a Resistencia.
Qui a Restistencia abbiamo incontrato davvero tutte personalmente e in gruppo che attualmente è composto da: 7 consacrate, 2 nel primo periodo della formazione e altre che si stanno avvicinando a questa nostra famiglia per un discernimento vocazionale.
Le sfide che l’Argentina ci offre sono sempre tante dovute soprattutto alle distanze che separano le diverse missionarie visto che alcune vivono in zone diverse distanti anche 700 Km; trovarsi non è facile sia per le distanze sia per situazioni economiche precarie che a volte non permettono spostamenti. Ma la buona volontà c’è e il desiderio di incontrarsi pure e questo se non altro motiva e sprona a vivere almeno insieme 3 momenti scanditi durante l’anno che il gruppo dell’Argentina si è dato come tappa fissa tutte insieme; poi ciascuna missionaria si incontra comunque con quelle che abitano vicino ogni mese per il ritiro e altri momenti.[img2bcx]
Il nostro viaggio si è concluso con le festa della consacrazione di Rosa avvenuta alla fine dei nostri incontri il 21 giugno: la celebrazione è stata presieduta dal vescovo…una celebrazione semplice ma solenne, che ha visto la partecipazione di diversi sacerdoti, dehoniani e diocesani, familiari e parenti di Rosa, le persone della parrocchia dove Rosa è cresciuta, diverse religiose di altri istituti…amici vari. Lì Rosa ha emesso i suoi primi voti di castità, povertà e obbedienza secondo lo Statuto della CM. Così il gruppo dell’Argentina piano piano cresce e questo nuovo Sì di Rosa a Dio diventa per tutte noi un richiamo a vivere ancora una volta questa consegna della nostra vita al Cuore di Cristo. La solennità della celebrazione, la gioia del Sì di Rosa, la sua donazione, il suo ECCOMI a Dio nella Compagnia Missionaria è stato per tutte noi motivo di festa che abbiamo avuto la gioia di vivere alla fine della celebrazione nei locali della sua parrocchia. In questa celebrazione mancavano Irma e Anna Maria Benegas entrambe missionarie da alcuni anni e entrambi assenti per seri motivi di salute…la loro assenza fisica, offerta da entrambe al Cuore di Cristo, è stata comunque per noi un motivo in più per sentirle presenti più che mai!
A Rosa, alle nuove che hanno iniziato, Silvia e Andrea, a tutto il gruppo del Cile e dell’Argentina va il nostro grazie e il nostro ricordo!
tu sei il più bello...
Raccontare dieci anni di vita è un esercizio interessante, bello, mi chiede di ricordare, di fare memoria di un incontro che ha cambiato la mia vita. Sfoglio l’album delle foto datato 1 ottobre 2000, prima emissione dei voti, …quanti ricordi, quanti volti conosciuti con cui ho condiviso un tratto di strada, un pezzo di vita. Nell’ultima pagina trovo una copia della nostra rivista, In Dialogo dicembre 2000, rileggo le testimonianze degli amici e anche la mia per l’occasione, nel cuore mi nasce un senso profondo di gratitudine, di commozione per un dono grande e bello. Il titolo di una testimonianza diceva: «Una meta e un inizio», sì, è proprio così, la prima emissione dei voti è una meta importante che apre ad un inizio, non si ritorna indietro, ma il cammino prosegue.
Come nel matrimonio così anche nella consacrazione, dopo il sì, inizia un tempo di conoscenza, di relazione che è diverso da quanto vissuto prima, ti chiede di fare un passaggio, di maturare un cammino a due, ossia ti chiede di vivere concretamente e quotidianamente quanto promesso quel giorno: la consegna a Dio della vita attraverso i voti di castità, povertà, obbedienza, per vivere una missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo, secondo il carisma della Compagnia Missionaria. Se ripenso ai primi tempi riconosco che sono stati accompagnati da un supplemento di Grazia, che il Signore dona attraverso la sua alleanza.
Poi i riflettori si spengono, il supplemento di grazia finisce e proprio qui si ritorna a ripetere i piccoli sì quotidiani, ad esercitare la fiducia in Lui nonostante certe cose non si comprendano e ad allenare l’orecchio perché «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Tutto normale, è il mistero di Nazaret dove si impara a seguire il Maestro, dove ti accorgi che non è proprio tutto come l’avevi pensato, ma lo Sposo ti chiede di fidarti, di non dare nulla per scontato, tanto meno l’amore; a volte ti chiede di fare un salto nel buio, se ti fidi e salti – a parte qualche vertigine iniziale poi – fai esperienza di Lui e della sua fedeltà, perché Lui è e continua ad essere «il più bello tra i figli dell’uomo, sulle sue labbra è diffusa la grazia» (Sal 45,3).
Ho detto sì a uno così, ad un «Tu sei il più bello…» personale, che ha sedotto la mia vita sino a lasciare il tanto desiderato fidanzato per seguire Lui – il Signore Gesù – da vicino nella via della castità, povertà, obbedienza.
Lungo questi anni ci sono stati momenti in cui ho dovuto ridire il mio sì facendo memoria della “sua” chiamata, ascoltando quella voce che ripeteva alla mia vita: «Ti farò mia sposa per sempre, ti faro mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22); e benedicendo il Signore perché lui aveva scelto me: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16). Sì, è lui che mi ha scelto e questo – soprattutto nei momenti di difficoltà dove nasce dentro la domanda: «ma allora ho sbagliato? – mette al sicuro da tutti i dubbi di coscienza che questa non sia la mia vocazione. È beato quel versetto dove sta scritto che io sono quella che sono non perché mi sono costruita, ma perché Dio mi ha costruito: mi mette al sicuro da tutti i tentennamenti, da tutti i sensi di colpa, da tutte le paure di aver invaso un campo non mio.
Nel cammino quotidiano diventa, allora, necessario riconoscere quella Voce, affinare l’orecchio e allenarlo all’ascolto di quella Parola, che per me, è necessaria. È lungo questo sentiero che ho incontrato la mia povertà, il mio limite e il mio peccato, su questa strada ho sperimentato altre voci, suoni di sirene ammalianti che mettevano al centro me, i miei desideri e i miei progetti. Quando al centro della vita non c’è il Signore ma l’io succede che si perde la strada di casa, il senso delle cose e tutto diventa pesante, privo di gioia, ma colui che chiama è fedele, è «un Dio geloso» (Es 20,5) della sua creatura, di ciò che appartiene a lui e viene dato ad altri idoli. Allora succede che il primo a muoversi è Colui che è geloso: «Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). È un versetto molto bello, ma allo stesso tempo tremendo, perché il condurre nel deserto non vuol dire andare in un’oasi con l’acqua e gli alberi, ma andare nel deserto significa perdere tutto, cioè tutto ciò che è speranza umana, la convinzione di essere padrona della mia vita e di pensare che tutto quello che ho, mi viene dalle mie capacità. In questi momenti si sperimenta una morte, sembra che tutto sia finito, avviene – che piaccia o no – una purificazione del cuore, ma proprio qui dalla morte nasce la vita, a questo punto lo Sposo può riparlare al cuore ed essere ascoltato, non perché non c’è altra possibilità, bensì perché ti riporta alla situazione iniziale, al tempo del fidanzamento dove hai fatto scelte impensate, hai preso direzioni diverse, dove hai risposto sì al suo progetto d’amore, perché quell’amore riempiva la tua vita.
«Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali, si saziano dell’abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36,8-10).
inno all'amicizia
Mi hanno chiesto di parlare di P. Giuseppe Zanetti, missionario in Mozambico, morto il 17 luglio 2000, dieci anni fa. Non aveva ancora compiuto 62 anni.
Lo faccio molto volontieri pensando alle cose belle vissute insieme a lui e ad altri missionari dehoniani in Mozambico e non solo.
Ho intitolato questo scritto “Inno all’amicizia” perchè davvero l’amicizia con Zanetti (come lo chiamavamo normalmente), è continuata semplicemente anche dopo la sua morte e rimane nel mio cuore come un dono davvero grande.
Un dono di libertà, di umorismo, di presenza che supera il tempo e lo spazio.
Il primo incontro con lui a Namarroi, in Zambezia, al mio arrivo in Africa per la prima volta nel 1973. Nel mese di settembre, dopo poche settimane dal mio arrivo, Fratel Piero Camplani viene a Namarroi per prepararsi alla sua professione perpetua e per fare gli esercizi spirituali guidati da Zanetti, io mi aggiungo a loro. Il 29 settembre grande festa, e qui divento la perpetua di Fratel Piero.
Mi piace anche l’amicizia che c’è tra lui padre Giorgi e padre Ciscato e di come parla dei confratelli del suo anno di messa; nei suoi innumerevoli racconti ci sono sempre presenti tanti amici. E’ stato un periodo d’oro con Giorgi, Ciscato, Irene, Lisetta... Mi piaceva questo mettere insieme le varie capacità di ognuno e tentare di capire come entrare nel modo giusto nel mondo africano e come portare avanti le comunità cristiane, i ministeri, e formare le persone per diventare Chiesa – Famiglia.
Ci sono stati anche momenti delicati, i suoi lunghi silenzi, un mistero che non sono mai riuscita a spiegarmi o il modo come a volte voleva che cercassimo il nostro ruolo nelle comunità cristiane senza voler essere semplicemente quelle che accompagnano il prete e gli preparano le cose per la messa. Ci stimolava a creare il nostro spazio preciso di donne, di missionarie, nella comunità. Impresa ardua. Forse l’abbiamo vissuta con l’equipe successiva perchè le cose hanno bisogno sempre di molto tempo per maturare.[img2bdx]
Anche Muiane – Ligogna è sempre stato un luogo importante per lui. La prima missione dopo un breve periodo ad Alto Molocue. Ne parlava sempre, raccontava molte cose di questa prima esperienza africana.
Dopo qualche tempo gli chiedo di essere il mio direttore spirituale e lui mi dice semplicemente e chiaramente di no perchè sono troppo complicata. Ammiro la sua libertà e la sua chiarezza.
Il tempo di Namarroi per lui è scandito tra noviziato scj e pastorale nelle comunità. Insieme facciamo l’esperienza di visitare non solo le comunità cristiane ma anche le famiglie una per una. Molto bello perchè si capiscono molte cose conoscendo la vita della gente da vicino.
Riusciamo anche a visitare i lavoratori a Milange con questo stile di conoscenza da vicino della vita delle persone. Poi insieme a lui e ai missionari e missionarie presenti in quel periodo, scriviamo anche delle lettere periodiche ai lavoratori di Namarroi che per sei mesi all’anno sono obbligati ad andare a Milange nei campi di te.
Poi Zanetti va a Ile ed ogni tanto ci si rivede. E sempre quello che ci unisce è l’amore alla gente e questa amicizia che ci aiuta a cogliere molte cose nel dialogo e in un certo modo umoristico di vivere le cose. Noto che legge e rilegge Guareschi... Libri che mi fa conoscere: Sequela, La vita comune di Bonhoeffer; Esperienze Pastorali di Don Milani, e molti altri che non ricordo ora.
Dopo Ile, Zanetti ha vissuto in varie altre missioni sempre in Zambezia. Noi missionarie CM, nel 1979 ci trasferiamo forzatamente a Quelimane. Con la situazione della guerra iniziamo a scriverci anche perchè nel frattempo da parte mia inizio il lavoro nella Diocesi di Quelimane. Ci vediamo sempre meno ma le lettere ravvivano e approfondiscono la nostra amicizia.
Poi mi affida anche i suoi diari dove i punti ricorrenti e che lui ritiene importanti sono: l’Eucaristia, l’amore alla gente e l’amicizia.
Ed ora un sogno che abbiamo nel cassetto è quello di pubblicare un libro dove trascrivere i suoi diari, alcune sue lettere, testimonianze. Non sappiamo se riusciremo ma sarebbe davvero bello.
Un capitolo a parte è la sua amicizia con le missionarie e la Compagnia Missionaria. Molte di noi hanno vissuto un bel legame di amicizia con Zanetti, Gina Santana, Edy, Santina, Rosanna, Irene, Lisetta, Elisabetta, Giuseppina, Angela, Fiora... Ci accompagnava nel nostro modo di intendere la nostra presenza in Mozambico e non solo. Molte volte dissentiva e diceva chiaramente quello che pensava ma non per questo si rompeva l’amicizia e la fraternità.[img3bcx]
Un altro aspetto da notare e che forse lo caratterizzava di più era il suo modo di intendere la vita missionaria e le cose più importanti da curare: le relazioni. Molte volte si definiva un vagabondo o vagamondo perchè viaggiava per andare a trovare i missionari e per passare con loro un poco di tempo dialogando, chiaccherando ed anche bevendoci su. Cercava di capire le situazioni che le persone vivevano e sapeva stare assieme con grande comprensione, amicizia e fraternità. Rallegrare le relazioni con quel tocco di simpatia, di humor, leggerezza e perspicacia. A volte lo vivevo anche come una persona un poco impertinente, provocatorio e, da buon emiliano di una grande schiettezza.
Nell’amicizia non ci sono dei clichè, molte cose sono creative, sono anche intuizione fantasia e lui aveva un po’ di tutte queste cose. Un suo modo di vivere l’amicizia era la libertà ed una certa saggezza che si coglieva nel modo come intendeva la vita nel suo modo essenziale di essere.
Ed è con questa libertà che ho vissuto e vivo questa bella amicizia di cui ringrazio il buon Dio che elargisce i suoi doni con magnanimità e benevolenza.
ultimo saluto della presidente a teresa giordani
Teresa Giordani, una delle prime otto missionarie ha raggiunto la casa del Padre il 17 ottobre 2010. Era nata il 15 ottobre 1921. La nostra Presidente così l'ha salutata alla messa del funerale, il 20 ottobre 2010, nella chiesa di Maria Madre della Chiesa in Bologna che, fino ad alcuni anni fa, è stata la parrocchia di Teresa
A nome di p. Albino Elegante e a nome di tutta la Compagnia Missionaria rivolgo questo saluto a Teresa.
Teresa Giordani è stata tra le prime 8 missionarie che hanno dato inizio alla Compagnia Missionaria. Un Istituto secolare e missionario. All‘interno dell’istituto ha ricoperto ruoli di responsabilità e ha sempre, fino quando ha potuto, contribuito al cammino di tutta la nostra famiglia.
Così scriveva Teresa alcuni anni fa:
“Ripenso in questo momento al cammino fatto dalla CM per rispondere alle esigenze della Chiesa di oggi, per vivere la propria consacrazione secolare in modo sempre più rispondente ai segni dei tempi e vedo in questo cammino l’azione dello Spirito Santo che ci accompagna. Ma ciò che maggiormente mi conforta è il pensiero che l’essenza della nostra vocazione è la SPIRITUALITÀ D’AMORE, per cui in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza posso rispondere alla chiamata iniziale. E allora, l’entusiasmo dei primi tempi trova motivo per essere continuamente rinfrescato.
Voglio ringraziare il Signore che si è degnato scegliermi, nonostante la mia povertà; che non si è mai stancato di me; che ha costellato il mio cammino di un continuo aiuto gratuito… grazie anche a Maria Santissima di cui ho sentito continuamente la materna assistenza e la prego affinché continui a mostrarsi Madre, Guida e Custode…” (Vinculum n. 4 – ottobre 1983).
Teresa ha svolto al sua professione di insegnate con passione e grande professionalità. Gli ultimi anni di lavoro ha insegnato nella scuola interna all’ospedale Maggiore, esperienza che lei ha sempre ricordato come uno dei momenti più significativi della sua professione.
Così scriveva sulla sua esperienza:
“Sono due anni che insegno presso la scuola dell’Ospedale Maggiore, e mi convinco sempre di più che sia stato il Signore a disporre le cose in modo che potessi avvicinare tanti bambini ammalati, per portare loro un po’ di gioia. Sono infatti parecchi i bambini che mi dicono: -a me piace poco andare a scuola, ma qui vengo volentieri perché un po’ si scrive, un po’ si lavora e un po’ si gioca e il tempo passa in fretta”.
E di fronte alla notizia della morte di un bambina così scriveva:
“Seppi che Samanta era morta. Provai un dolore immenso che ancora oggi è vivo nel mio cuore e pensai alla sua mamma, povera mamma! Le scrissi una lunga lettera esprimendo le parole che mi suggeriva il grande dispiacere che io stessa provavo…”
E concludeva:
“Ho voluto comunicarti alcuni motivi di gioia e di dolore di cui è intessuto il mio lavoro. Le vicende di questi bambini sono diventate parte della mia vita e la gioia più grande è quella di poter aprire un piccolo squarcio di azzurro, nell’atmosfera greve che circonda l’ospedale” (Vinculum n. 2 – marzo 1983).
Teresa in mezzo a noi ha sempre dato una testimonianza di serenità, di dedizione, di capacità di accogliere ciò che capitava con quello sguardo di fede che l’ha aiutava a vedere il lato positivo e alcune volte anche comico della situazione. Non ha mai perso la sua autoironia, la battuta e soprattutto il suo sorriso. La preoccupazione non era mai per se. Ricordo quando, l’anno scorso, era ricoverata all’ospedale alla domanda: “come stai Teresa?” la sua risposta era: “benino come Dio vuole”, e subito aggiungeva: “sono preoccupata per Maria che è da sola…” Aveva questa capacità di dimenticarsi di sé e il suo sguardo era oltre a sé.
Teresa è sempre stata una presenza discreta mai invadente, una presenza significativa per tutte noi, sentiremo la mancanza di quella sapienza che sapeva vivere e trasmettere.
In questo ultimo tempo, quando ancora parlava, mi ha regalato ancora una perla della sua vita. Dicevo a Teresa che stava vivendo un momento difficile e dove l’offerta al Cuore di Cristo stava diventando particolarmente faticosa, Teresa mi ha guardato e con un fil di voce mi ha detto “sì è faticoso ma necessario” e con lei ho ripetuto la preghiera di offerta: o mio Dio ti offro la mia vita in unione a Gesù per mezzo di Maria in spirito di amore per l’avvento del tuo Regno nel mondo. Ha rinnovato così il sì, ancora una volta, a Dio Signore della vita.
Alla famiglia di Teresa desidero esprime la gratitudine di tutte noi per la testimonianza di dedizione che avete avuto per la Zia.
Ciao Teresa, siamo certe che dal cielo, insieme alle altre missionarie e familiares che sono già lassù, continuerai a cantare le lodi del Signore e proteggerai noi, tua sorella Maria e tutta la tua famiglia.