Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
per conoscerci meglio
Laura Gonçalves, missionaria di Castelo da Maia - Porto (Portogallo), rispondendo a questa piccola intervista, testimonia come vive la sua vocazione di consacrata secolare, impegnata in vari campi.
Vuoi raccontarci un po’ del tuo percorso professionale?
Ho cominciato a lavorare a tredici anni, dopo aver completato la scuola primaria, in una fabbrica di calzini, ma dopo poco tempo in seguito ad una appendicite acuta fui ricoverata in una situazione di rischio, che mi lasciò anche delle conseguenze. Questo mi obbligò a lasciare il lavoro e ripresi così a studiare completando gli studi fino al diploma.
A diciotto anni fui assunta come impiegata nell'ambulatorio medico aperto nel mio comune di residenza: Castelo da Maia. Fu una sfida perché in quel periodo venne introdotta l'assistenza gratuita agli operai della costruzione civile. Eravamo un equipe formata oltre a me, da due medici e un'infermiera. Io dovetti assumere tutto il lavoro di segreteria, contabilità e accompagnare le visite mediche. Dopo l'orario di lavoro accompagnavo il dottore nelle visite a domicilio, e a volte ero io che misuravo la pressione e facevo iniezioni ai pazienti.
A 21 anni fui assunta definitivamente, con funzioni direttive, con un quadro di personale più ampio, e completai la mia formazione professionale con vari corsi. Dopo 33 anni di lavoro dove ho sempre cercato di dare il meglio di me stessa, in un attitudine di servizio e vicinanza agli altri, costruendo relazioni di amicizia che ancor oggi perdurano, fui invitata dal vice ministro della Sanità a promuovere il progetto della “ Donazione di Sangue” nella zona Nord del Portogallo. Ho visto in questo invito un'altra sfida a lavorare per il bene comune. perché questa era la situazione di allora: la maggior parte delle persone che si recava negli ospedali a "dare" il sangue lo faceva per interesse, per ricevere una retribuzione economica, alcuni davano il sangue in ospedali diversi, in più della quantità raccomandata, pregiudicando anche la loro salute. Un sabato in cui anch'io mi recai a donare il sangue, dovetti riempire un formulario e lì dichiarai che per me vendere il sangue era una forma di prostituzione. E fu in seguito a questo episodio che mi chiamarono a parlare nel primo congresso che si realizzò su questo tema.
Accettai quindi l'invito e cominciai a percorre il cammino che mi portò in parrocchie, scuole, caserme e fabbriche facendo l'appello a donare sangue in una forma altruistica. Non mancarono incomprensioni, ma grazie a Dio cominciarono anche a presentarsi i donatori. Cercavo di individuare le persone che avevano una certa” lideranza” e che in seguito organizzarono associazioni per poi portare avanti questo lavoro.
Ancora impegnata in questo lavoro , il sindaco mi invitò a assumere la responsabilità di un'altra istituzione che si occupava di accogliere le persone con deficienze mentali. Non mancavano risorse materiali ,ma sì risorse umane. Per accettare questo impegno, visto che avevo già lavorato 36 anni chiesi di andare in pensione.
Come è sorta l'idea di impegnarti nell’ Associazione Portoghese di genitori e amici del cittadino deficiente mentale che attualmente dirigi?
Come ho già detto fu una richiesta del Comune per cercare di dare una risposta a una necessità urgente rappresentata da questi cittadini dimenticati e a volte maltrattati. E’ stata un'altra avventura, un sogno, una scelta dei più deboli, come ci chiede lo Statuto della CM. Varie associazioni si erano già impegnate in questo campo, ma a causa delle grandi difficoltà che trovavano, finivano per desistere. Chiesi allora l'appoggio della APPPACDM di Porto , un associazione di grande credibilità, la quale mi affidò la responsabilità nel mio Comune.
Quali sono i principali problemi che questo lavoro mette in evidenza? Che risposte riuscite a dare?
In primo luogo sentiamo la mancanza di risorse umane. E' difficile trovare persone che si sentano chiamate a lavorare con persone con deficienze mentali che esigono attenzione, affetto pazienza, ma anche fermezza. Lo stesso Direttivo, che è composto dai propri familiari dei disabili, molte volte non assume la propria responsabilità, lasciando a me le decisioni delle difficoltà che si presentano.
Un altro problema è la mancanza di mezzi finanziari. Il Comune ci dà dei sussidi ma non sono mai sufficienti, anche le famiglie che dovrebbero pagare una mensilità a volte non possono farlo o ritardano molto. Da parte della società civile poi non sempre c’è sensibilità per questi problemi. A volte io devo intervenire non solo dando molte ore di lavoro, ma anche anticipando soldi, togliendoli dalla mia pensione. Ma l’aiuto di Dio non manca e l’Opera sta crescendo. In questo momento possiamo accogliere 43 utenti e in breve cominceremo a costruire una struttura residenziale per 24 utenti e un Centro di attività per altri 40.
Come hai vissuto e vivi la tua missione di consacrata secolare nello svolgimento dei diversi impegni che ti sono stati affidati?
Io ho scelto di consacrarmi al Signore e ogni giorno rinnovo questa mia offerta, in atteggiamento di umiltà, lasciando che Dio, attraverso me, realizzi il suo progetto di servizio ai fratelli, mettendoci la mia competenza e il mio amore, cercando sempre di promuovere i valori di pace e di giustizia.
E come vivi oggi la tua spiritualità d'amore, e di comunione nel delicato lavoro nell'associazione che dirigi?
Cerco di fare mio il modo di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito: cercando di vivere questo ideale in un’ intensa e operosa unione con Cristo: accettando di rimanere in questo posto, che altri non vogliono assumere, perché implica grandi responsabilità e molti rischi, in un atteggiamento di speranza e di fiducia in Dio lasciandomi condurre e guidare da Lui
Appartieni a un Istituto che si chiama Compagnia Missionaria , come esprimi questa dimensione nella tua vita?
Prima di tutto accogliendo con umiltà e serenità la volontà di Dio, cercando di mantenermi aperta ai segni dei tempi e alle situazioni concrete che mi si presentano. Molte volte ho lasciato perdere i miei progetti per assumere con timore e tremore quello che Dio mi chiedeva senza sapere dove mi avrebbe portato. Spinta solo dalla passione per Dio e per il mondo.
Oltre al lavoro professionale, che altri impegni hai assunto nella chiesa, nell'Istituto e nella società?
Nella mia parrocchia sono stata catechista per circa 48 anni, e ora faccio parte della Pastorale della Sanità. In Diocesi collaboro ancora con il Segretariato delle vocazioni e nel Segretariato regionale della Federazione degli Istituti secolari: questi impegni mi fanno sentire in comunione con la Chiesa, li vivo con responsabilità, dando suggerimenti e pareri e svolgendo compiti in una linea di comunione e carità evangelica.
Nella società ho svolto due mandati nel Consiglio Provinciale e un mandato in Comune.
Nell’ultima Assemblea della Compagnia Missionaria sono stata eletta Consigliera e attualmente faccio quindi parte del Consiglio Centrale.
Hai sempre vissuto una vita fortemente impegnata. Dove trovi la forza per continuare a vivere con fedeltà il tuo servizio e per vivere in equilibrio in mezzo a una vita molto attiva?
La forza la trovo nella preghiera, nel dialogo, nell'ascolto della Parola di Dio e partecipando ogni giorno all’Eucaristia, che poi tento di vivere nella mia vita. Cerco di pregare con la vita, e pregare le situazioni concrete. Nella totale dipendenza da Dio, nella certezza che "in Lui tutto posso", nell'abbandono e nella fiducia nella sua misericordia e sempre con la certezza di essere uno strumento nelle sue Mani. Questo mi aiuta anche a vivere in armonia e mantenere l’equilibrio tra l’essere e il fare, e a dare l’attenzione a quello che è essenziale. La pace e la serenità interiore, che grazie a Dio predominano in me, sono il barometro che il mio sì è vivo e mantiene la freschezza dell’inizio.
Che messaggio ti piacerebbe dare ai giovani che sono alla ricerca di un senso nella vita?
Prima di tutto vorrei dire loro, gridando ben alto che Dio li ama molto e si aspetta molto da loro.
Mi piacerebbe dire loro:
Che si lascino innamorare di Gesù Cristo, che seguano le sue orme di amore e di donazione a Dio e ai fratelli.
Che impostino la loro vita su criteri e valori di giustizia sociale, di carità evangelica.
Che abbiano il coraggio di rispettare la propria vita e quella degli altri, che cerchino di amare con gratuità.
Che non si illudano con le facilità che il mondo offre loro e che cerchino la felicità che viene da Dio.Terminando con le parole del papa Giovanni Paolo II
“Giovani, siate giovani, non mettete la vostra vita in garage, ma al servizio di Dio e degli uomini”
scuola di autenticità cristiana
E’ la S. Messa. Chi ne ha tracciato, nel corso dei tempi, l’impostazione e lo sviluppo è stato ispirato e condotto dallo Spirito Santo. Il cui compito è proprio questo: donare alla nostra fede la strada sicura che conduce a salvezza. Naturalmente nostra e dei nostri fratelli, per i quali, in ogni circostanza noi dobbiamo essere richiamo e guida a Dio.
Lo saremo in modo assolutamente positivo per due circostanze che abbiamo modo di incontrare quotidianamente nella partecipazione alla S. Messa di cui lo Statuto della C.M. fa un obbligo preciso a ogni membro dell’Istituto, qualunque sia la modalità con cui ha dato la sua adesione alla Compagnia Missionaria.
Porteremo alla S. Messa un profondo spirito di fede: “Ogni celebrazione liturgica - ci ha detto il Concilio Vaticano II° - in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia” (Costituzione su la Sacra Liturgia, n. 7).
“Ad ottenere questa piena efficacia – continua il Vaticano II° - è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con disposizioni d’animo retto, conformino la loro mente alle parole e alle opere e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. Perciò i sacri pastori devono vigilare affinché nell’azione liturgica i fedeli vi prendano parte e diano la loro collaborazione… consapevolmente, attivamente e fruttuosamente".(n. 11).
Le forme della collaborazione dei fedeli
Quelle domandate normalmente ai fedeli sono due:
1) Leggere il primo (e quando c’è) il secondo brano Scritturale;
2) Partecipare alla processione offertoriale con cui viene portato all’altare il pane e il vino che alla Consacrazione diverranno il corpo e il sangue di Cristo.
Tutte e due queste forme di collaborazione sono, a mio parere, forme di “primo piano”.
Soffermiamoci un momento a sottolineare la grandiosità di questi atti che la mediocrità del nostro linguaggio osa definire “complementari” della sostanza divina della S. Messa.
La lettura della Parola di Dio. Normalmente, come già specificato, della prima (e seconda) lettura della messa domenicale e delle solennità. Dovremmo sentirci profondamente commossi di prestare la nostra voce a Dio e di essere scelti/e a ripetere ai nostri fratelli e sorelle quanto è realizzazione del cammino che porta a salvezza. Naturalmente al nostro annuncio uniremo il segno luminoso della testimonianza. Quanti sono presenti alla celebrazione eucaristica in cui ci è dato l’incarico di una, o più letture, dovrebbero poter notare nel corso della settimana, e possibilmente oltre, che quanto il buon Dio ha proposto a tutta l’Assemblea è divenuto impegno abituale del nostro comportamento. Così la S. Messa ci è di forte stimolo, anche a motivo dell’esempio, a vivere e mostrare la pienezza della realtà cristiana in tutti i casi, anche i più ordinari, della nostra vita
Il Concilio Vaticano II° da molta importanza a quanto può essere fatto a integrazione dell’azione sacerdotale, a una liturgia che parla attraverso la vita di tutti i giorni. Al n. 48 della Costituzione liturgica dice . “La Chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo mistero di fede (la santa Messa), ma comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente, e attivamente…offrendo l’ostia immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui...".
Il dono delle offerte. Portare all’altare, a nome di tutta l’Assemblea, il pane e il vino che permetteranno al sacerdote di dare compimento alla celebrazione della Santa Messa trasformandoli, in virtù della sua particolare consacrazione, nel corpo e nel sangue di Cristo, l’abbiamo già definito “azione di primo piano”: Peccato! Che non sia molto in uso, e in vari casi sia ritenuta “azione da… ragazzi”, che vanno all’altare senza nessuna attenzione e preoccupazione per la sacralità dell’atto. E’impensabile poi il suo compimento oltre la celebrazione della Messa della domenica o di altra particolarissima circostanza.
Che dirò alle missionarie, soprattutto a quelle di vita di famiglia, che, andando alla celebrazione della santa Messa, si trovano quotidianamente di fronte a questa situazione? Dirò loro: mettete in moto il vostro cuore e con il cuore accompagnate quanto il sacerdote compie nell’offerta del pane (l’ostia) e del vino. Mi pare che l’atto possa essere ritenuto un “significato rinnovato quotidianamente” dell’ offerta che voi pure un giorno avete fatto a Dio di tutto voi stesse. Implorate dalla sua misericordia che vi mantenga nell’interezza di fedeltà e nella perseveranza della gioia di quel giorno.
Ma c’è da sperare che anche nelle vostre parrocchie, almeno nelle Messe principali della domenica, sia fatta la processione offertoriale con cui l’Assemblea esprime la sua parteci-pazione al sacrificio dell’altare. Se l’una o l’altra di voi sarà invitata a parteciparvi non si rifiuti, non avanzi mille scuse per sottrarsi a un esempio di fede e di fattiva collaborazione. Ricordi la sua particolare situazione di vita e si faccia serena testimonianza di particolare amore a Dio e ai fratelli. Dio gliene renderà merito. Credo che lascerà la chiesa con il cuore che le canterà di gioia: oggi tu hai rinnovato in Cristo e con Cristo la tua offerta d’amore..
Concludendo
Ringraziamo insieme il Signore per avere seminato nel nostro cammino una circostanza di grazia che può e vuole mantenerci nella disposizione abituale dell’offerta fresca e integrale della nostra consacrazione e ricordiamo che qui troveremo anticipatamente il nostro paradiso perché come ricordava S. Paolo agli anziani della chiesa di Efeso quanto era gia stato assicurato dalla parola di Gesù. VI E’ PIÙ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE (At.20,35)
scelti da dio...
...vogliamo scegliere Dio
come pienezza
delle aspirazioni della nostra vita.
COME GESU' E LA MADONNA
CI MANTERREMO APERTI AL "SI'"
E DISPONIBILI AL SERVIZIO PER AMORE.
consacrate secolari dalla radice dehoniana
La contemplazione di Cristo nel mistero del suo Cuore trafitto, segno di amore totale per gli uomini e strumento di redenzione universale, è stata per il p. Leone Dehon la fonte da cui è promanata l’Opera da lui fondata con l’intento primario della devozione al sacro Cuore di Gesù e della Riparazione.
Questa spiritualità cristocentrica si diffuse molto intensamente soprattutto negli anni ’50, ad opera di p. Albino Elegante scj, allora direttore del movimento dehoniani “Apostolato della Riparazione”.
Preso atto dell’esigenza di alcune aderenti di consacrarsi a Cristo restando nel mondo, p. Albino Elegante diede inizio alla Compagnia Missionaria del S. Cuore nel Natale 1957, a Bologna. Il 25 marzo 1958, il Card. Giacomo Lercaro, allora Arcivescovo di Bologna, eresse la Compagnia Missionaria del S. Cuore in Pia Unione, approvandone lo Statuto ad experimentum. Dopo una lunga esperienza di vita e di confronto, la Pia Unione venne eretta in istituto Secolare di diritto diocesano l’8 settembre 1983, da Sua Ecc.za Mons. Enrico Manfredini, allora Arcivescovo di Bologna. È stato infine elevato al grado di diritto pontificio il 10 giugno 1994.
Nel corso degli anni l’Istituto si è sviluppato e diffuso, oltre che in diverse diocesi italiane, anche in Portogallo, Mozambico, Cile, Argentina, Guinea Bissau, Indonesia.
La sede centrale dell’Istituto è a Bologna, in via A. Guidotti 53
Le missionarie sono donne consacrate, attraverso i voti di castità, povertà, obbedienza, per realizzare una somiglianza più integrale all’oblazione di Cristo, alla sua assoluta disponibilità per amore al Padre e agli uomini, così da diventare strada a Dio per i fratelli.
In quanto appartenenti a un istituto secolare, nella consacrazione mantengono la condizione di membri laici del popolo di Dio, vivendo in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
“La peculiarità di tale vocazione sta nell’anelito all’affermazione simultanea di due caratteristiche:
- la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza,
- la piena responsabilità di una presenza e azione trasformatrice al di dentro del mondo per plasmarlo, perfezionarlo, santificarlo” (Paolo VI)
i familiares
La Compagnia Missionaria del S. Cuore ha appena fatto i primi passi del suo cammino, quando lo Spirito di Dio le suggerisce di aprire le porte per accogliere quanti desiderano condividerne l'indirizzo spirituale, anche se non possono donarsi alla vita di consacrazione, nel senso tradizionale inteso dalla Chiesa. A fianco delle Missionarie, nascono i Familiares (inizio 1966). Il nome sta a significare che sono parte della stessa Famiglia: la Compagnia Missionaria del S. Cuore. Anche se la volontà di Dio li ha posti a vivere la propria esistenza su strada diversa, essi sentono di potere, come le Missionarie, fare del Cuore di Gesù il centro della propria attenzione di fede, per viverne i sentimenti di amore e farsi collaboratori e testimoni del suo Regno.
"Chi può diventare Familiaris della Compagnia Missionaria?" - si domandava p. Albino Elegante guardando al nuovo germoglio che stava per sbocciare - e rispondeva: "chiunque abbia la volontà di stringersi in comunione di aspirazioni, di spiritualità, di lavoro . . . con la Compagnia Missionaria. Non vi é dunque alcuna difficoltà di età, di condizioni di vita, di lavoro. A casa propria, nel proprio impiego, sposati o no, uomini o donne
. . . tutti possono essere Familiares della Compagnia Missionaria. Si tratta, in definitiva, di una cosa semplice: darci la mano per camminare insieme, per aiutarci a salire e conquistare il mondo al Cuore di Gesù".
Nelle file della Famiglia Dehoniana
Nei giorni 3-9 settembre 1990 i rappresentanti dei gruppi che vivono la spiritualità dei Sacerdoti del S. Cuore, si sono riuniti a Roma, per celebrare il 1° Convegno Internazionale "Laici Dehoniani". Erano presenti, per l'occasione, i Sacerdoti del S. Cuore, la Compagnia Missionaria, i Gruppi e i Movimenti laicali che si ispirano nella loro struttura, nel loro stile di vita e di attività, al pensiero di P. Dehon, alle modalità specifiche con cui egli ha servito il proprio ideale di fede.
I partecipanti hanno voluto raggrupparsi sotto una denominazione comune:"La Famiglia Dehoniana", dove, nella piena autonomia di organizzazione e di opere, si propongono di aiutarsi reciprocamente per mantenere viva e rendere sempre più efficace di santità e di salvezza il dono della loro vocazione.
Narrano i biografi che sul letto di morte, stendono la mano verso un'immagine del S. Cuore, con voce chiara P. Dehon disse: "Per Lui sono vissuto e per Lui muoio".
Queste furono le sue ultime parole, il testamento spirtuale che egli porge a noi, perché anche noi realizziamo, nell'amore e nell'offerta, lo stesso atteggiamento di fede e di grazia.
incontro alla nostra terra
S. Angelo a Fasanella
Quest’anno, per la prima volta, con i gruppi dell’ACR, terminata la scuola, abbiamo potuto fare nuove e indimenticabili gite.
La prima giornata – 2 luglio - siamo andati a S. Angelo a Fasanella (SA): si chiama S. Angelo perché si pensa che in quel paese sia apparso s. Michele arcangelo; a Fasanella, perché vicino scorre un fiume con questo nome. Siamo partiti alle 9.00. Già in pullman, dopo aver salutato le mamme e aver pregato, Luisa e Lucia ci hanno fatto fare dei giochi: ci è piaciuto molto quello dell’uomo di legno. Siamo arrivati a S. Angelo alle 12,30 per colpa di un incidente che ha creato una lunga coda sull’autostrada. Quindi una navetta ci ha accompagnati in un parco situato in mezzo alla natura. Dopo aver pranzato, ci siamo divertiti facendo bellissimi giochi; il primo a coppie: Lucia ci dava degli ordini e noi dovevamo eseguirli e ci siamo aggrovigliati e abbiamo riso molto. Poi ci siamo divisi in squadre. Nella prima gara ogni squadra doveva fare una corda con tutto ciò che avevamo. Poi, invece, si trattava di prendere acqua dal ruscello con un bicchiere, senza usare le mani, e riempire una bottiglina. Ci siamo divertiti moltissimi. È stato fantastico! Alla fine abbiamo fatto una passeggiata per andare a vedere le cascate, che erano bellissime e con il caldo che faceva avremmo voluto farci un bel bagno. Tornati in paese, siamo andati a visitare la grotta di S. Michele, che è adibita a chiesa. La cosa più caratteristica è che, dietro l’altare di S. Michele, si intravvede la forma di due ali sulla roccia, perciò si dice che l’Arcangelo abbia lasciato l’impronta quando è apparso nella grotta. Ma gli angeli sono puri spiriti, non hanno ali e non lasciano impronte.
Santuario del Getsemani e Madonna del Granato
Il 4 luglio siamo andati al Getsemani, un santuario vicino a Paestum. Appena arrivati abbiamo visitato la chiesa dedicata a Gesù che prega nell’orto degli ulivi. Al centro della chiesa c’è una statua di Gesù che prega appoggiato ad una grande roccia. Intorno a questa immagine abbiamo parlato di Gesù, della sua vita e soprattutto della sua sofferenza per tutti noi. Usciti, siamo andati nel bosco che circonda il santuario, e abbiamo fatto una lunga passeggiata, poi, in un anfiteatro abbiamo pranzato e giocato, prima a pallone, poi a scendere i gradini portando in testa un bicchiere pieno d’acqua e non dovevamo farla cadere.
Prima di ripartire, siamo andati in una fattoria vicina a vedere l’allevamento delle bufale.
In pullman siamo andati nella vicina chiesa della Madonna del Granato dalla quale si ammira un bel panorama.
Lanciano e Fossacesia
Domenica 6 luglio siamo andati a Lanciano, dove c’è la chiesa del miracolo eucaristico. Sono venuti anche alcuni genitori. Dopo aver partecipato alla santa messa, abbiamo osservato l’ostia diventata carne e il vino grumi di sangue. Siamo scesi nei sotterranei della chiesa dove ci sono i resti della città antica. Attraversata la città, siamo arrivati in un parco dove abbiamo pranzato all’ombra degli alberi. Quel posto era stupendo. C’erano anche i pavoni. Anche lì abbiamo fatto giochi nuovi e divertenti e abbiamo socializzato. Più tardi siamo andati all’abazia di S. Giovanni in Venere a Fossacesia. Abbiamo ammirato il bellissimo panorama sul mare e visitato l’abazia dove ci sono i frati passionisti.
Lago di Barrea
Barrea è un paese in provincia dell’Aquila, vicino a un lago, molto grande, bello e pulito, che fa provare un’emozione indescrivibile. Quel posto sembra un paradiso. Dopo aver visitato il paese, siamo andati in un parco enorme, la Camosciara, dove abbiamo pranzato e dopo abbiamo fatto il giro del parco con un grazioso trenino turistico, che ci ha lasciato all’inizio di un sentiero che porta alle cascate delle ninfee. Dopo una lunga passeggiata fu bellissimo vedere quelle cascate piene di vita e di purezza e Lucia ne ha approfittato per parlarci di Dio e di come la nostra vita assomigli ad una sorgente.
Siamo andati anche a Civitella Alfedena dove abbiamo visitato il museo del lupo e abbiamo visto anche un lupo vivo, ma dentro una zona recintata. Infine, per rinfrescarci abbiamo preso un gelato e siamo ripartiti. Il viaggio di ritorno, anche se lungo, ci sembrò molto breve, perché eravamo in compagnia, infatti abbiamo fatto tutto insieme e questa è la cosa più importante, perché nella vita non c’è gusto se non condividi le cose con gli altri.
Monte Faito
Ultima tappa, che ci è piaciuta di più, il Monte Faito. Questa gita è stata molto emozionante per la maggior parte di noi, perché abbiamo affrontato il viaggio con vari mezzi: il pullman di linea, il treno e infine la funivia, il mezzo per noi più nuovo, emozionante e divertente… bellissimo! Si vedeva il golfo di Napoli; ci sentivamo felici, pieni di forza e di speranza nell’affrontare quel viaggio. L’aria lassù era diversa, fresca e pura. Abbiamo fatto una lunga passeggiata per arrivare alla chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo. La cosa più bella è stata vedere il panorama, come se fosse un piccolo mondo da tenere in mano. In chiesa abbiamo pregato e ringraziato il Signore. Da lassù si potevano persino toccare le nuvole! Scendendo, abbiamo trovato un posticino dove pranzare e fare dei giochi. Riprendendo il cammino siamo arrivati al Belvedere, da dove, salendo su alcune rocce, abbiamo ammirato i due golfi, di Napoli e di Salerno. Era a dir poco fantastico: dietro di noi c’erano le cime della montagna.
Dopo tutto questo abbiamo ripreso la funivia e gli altri mezzi per tornare a casa, stanchi ma felici.
Per noi questi giorni sono stati una magnifica esperienza e la faremmo di nuovo molto volentieri. Il gioco che ci è piaciuto di più è proprio quello di essere stati insieme e di aver condiviso tutto come fratelli. Grazie alle missionarie e alle educatrici che ci hanno guidati con amore e dedizione, e preghiamo per loro.